• Ottobre 21, 2020
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Presentazione della Relazione annuale di Arera. Dati su settore energetico: record per livelli di produzione da fonti rinnovabili, al +15,1% nel 2019

Nel 2019 la produzione da fonti rinnovabili ha registrato un balzo del 15,1%, salendo a 35,3 milioni di tep, un nuovo livello record che conferma la crescita in corso da due decenni. Lo si apprende dai dati forniti dalla Relazione annuale dell’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera), presentata a Montecitorio dal presidente Stefano Besseghini. In particolare, secondo il documento, l’incremento del 2019 sarebbe dovuto alla produzione da nuove fonti rinnovabili, come l’eolico e il fotovoltaico, con un aumento che si trova in linea con le attese di un raddoppio nel prossimo decennio, e in considerazione degli obiettivi al 2030 sulle fonti rinnovabili fissati nel 2018. Un dato rilevante soprattutto se si considera che nel corso dello stesso anno i consumi interni di energia si sono fermati a 169,0 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep), -1,3% rispetto all’anno precedente, con un calo nei consumi di carbone e il gas che rimane fonte principale del bilancio energetico nazionale.

Quattro i servizi trattati nella Relazione di Arera e su cui Besseghini ha concentrato il proprio intervento: il settore elettrico, quello del gas, del telecalore, dei servizi idrici e quello relativo ai rifiuti urbani e assimilati. Buone, secondo il presidente, le prestazioni dell’Autorità in occasione dei primi mesi di lockdown durante i quali, ha sottolineato,  “tutti i servizi hanno funzionato con regolarità, garantendo la continuità della fornitura”. Il grande punto debole, ha chiarito il presidente, ha riguardato il settore idrico e, in particolare, quello dei rifiuti. “Oggi il settore rifiuti è una delle sfide centrali per il Paese” – ha ammesso Bessegini definendolo “l’anello di chiusura della catena dell’economia circolare, l’unico approccio di sviluppo che potrà garantire una crescita sana per tutto il paese, in termini industriali, sociali e di benessere collettivo”. Tuttavia, la gestione delle attività di raccolta e smaltimento durante il periodo di emergenza “hanno mostrato le difficoltà legate ad un settore fortemente interconnesso, con una carenza impiantistica conclamata e per il conferimento dei rifiuti dipendente da altri Paesi, non raggiungibili durante la fase di lockdown”. “Il blocco di sistemi produttivi nei processi di riciclo e recupero e l’interruzione di alcuni cicli di gestione dei materiali, non ultimo quello della esportazione – ha spiegato – hanno reso evidente quanto sia delicato l’equilibrio sul quale poggia l’economia circolare“. Il superamento delle “numerose criticità” in materia, secondo Besseghini, potranno essere superate solo attraverso una rapida applicazione del Metodo Tariffario: in particolare, ha aggiunto, “è necessaria l’applicazione di un metodo regolatorio che ponga al centro la verifica e la trasparenza dei costi, gli incentivi allo sviluppo infrastrutturale e al miglioramento della qualità, non solo commerciale, del servizio reso ai cittadini-utenti”.

Dai dati raccolti da Arera e in allegato alla relazione, infatti, emerge un quadro del settore caratterizzato da forti differenze di prezzo per aree geografiche (ad esempio, le tariffe di accesso agli impianti di trattamento meccanico-biologico variano da un valore minimo di 27 €/tonnellata a un valore massimo di 169 €/tonnellata) e da una frammentazione del servizio, con una maggiore diffusione di standard di qualità nelle zone del Nord-ovest e del Nord- est rispetto al resto d’Italia.

Il virus ha messo ha messo alla prova anche il settore energetico, ha continuato il presidente, dimostrando la resilienza del sistema italiano ma, allo stesso tempo, mettendo in luce situazioni di criticità nel mercato: “L’assetto concorrenziale del mercato del dispacciamento è strutturalmente critico, in particolare nel Mezzogiorno – ha quindi spiegato il presidente, secondo il quale andrà tenuto sotto controllo il peso degli oneri di sistema e delle tasse, che continua a essere rilevante e grava sia sulle famiglie che sulle imprese, con evidenti risvolti negativi sulla competitività di queste ultime rispetto alle omologhe europee. Suggerimento dell’Arera in merito è quello di una parziale fiscalizzazione degli oneri o, in alternativa, di una “riduzione strutturale delle componenti fisse delle tariffe di trasporto, distribuzione e misura e degli oneri generali” che “ha consentito di limitare gli effetti del lockdown su 3,7 milioni di utenze non domestiche”.