Con la nuova “Strategia nazionale per l’economia circolare”, incentrata su ecoprogettazione ed ecoefficienza, si intende definire i nuovi strumenti per potenziare il mercato delle materie prime seconde, la responsabilità estesa del produttore e del consumatore, la diffusione di pratiche di condivisione e di “prodotto come servizio”, supportare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, definire una roadmap di azioni e di target misurabili di qui al 2040. Lo fa sapere il ministero della Transizione ecologica nell’introduzione allo stesso documento strategico, pubblicato ieri, che aggiorna il documento “Verso un modello di economia circolare per l’Italia” del 2017 nel contesto degli investimenti della Missione 2, Componente 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e sui contenuti del quale è aperta una consultazione allo scopo di elaborane una versione definitiva che raccolga il contributo del mondo economico, aperta fino al 30 novembre (i contributi possono essere inviati a SEC-MITE@mite.gov.it).

La nuova strategia, spiega sempre l’introduzione, comprenderà le seguenti misure:

– un nuovo sistema digitale di tracciabilità dei rifiuti che possa consentire, da un lato, lo sviluppo di un mercato delle materie prime seconde, dall’altro il controllo e la prevenzione di fenomeni di gestione illecita dei rifiuti;

– lo sviluppo di sistemi di incentivazione fiscale per supportare l’utilizzo di materiali derivanti dalle filiere del riciclo;

– una revisione del sistema di tassazione per rendere il riciclo più conveniente dello smaltimento in discarica;

– la promozione del diritto al riuso e alla riparazione;

– la riforma dei sistemi di responsabilità estesa del produttore (REP) e dei Consorzi per supportare il raggiungimento degli obiettivi comunitari;

– il rafforzamento degli strumenti normativi esistenti (legislazione End of Waste, criteri ambientali minimi e l’applicazione di questi strumenti a settori strategici: costruzioni, tessile, plastiche, RAEE).

Di seguito un’analisi dei capitoli di interesse della Strategia.

PNRR

Le proposte di progetto italiane sull’economia circolare inserite nel PNRR mirano acolmare le lacune strutturali che ostacolano lo sviluppo del settore. Le principali sfide sono state individuate in: carenze degli impianti per il trattamento e la valorizzazione della frazione organica dei rifiuti e di altri flussi rilevanti di rifiuti(fanghi di trattamento delle acque reflue, plastica, rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche, rifiuti di carta e cartone, rifiuti tessili); divario regionale tra centro-nord e sud con molte procedure di infrazione per violazione ambientale della normativa UE sui rifiuti; necessità di ammodernare gli impianti di trattamento esistenti; inadeguatezza dei sistemi di raccolta differenziata, in relazione alle nuove sfide per raggiungere gli obiettivi di riciclo anche attraverso la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica; necessità di evitare un’eccessiva frammentazione dei servizi pubblici locali e sostenere le amministrazioni locali (Regioni, Comuni) con una governance a livello centrale che consenta di rafforzare le politiche locali nell’attuazione delle infrastrutture per la creazione di filiere circolari. Inoltre, il successo delle misure per lo sviluppo dell’economia circolare dipenderà anche dalla ricerca di soluzioni strutturali e tecnologicamente avanzate per prevenire lo smaltimento illegale di rifiuti, che ancora interessa alcuni contesti territoriali. Ricordiamo che il 29 settembre sono stati pubblicati sul dal MITE i decreti ministeriali con i criteri di selezione per i progetti relativi a raccolta differenziata, impianti di riciclo e iniziative per le filiere di carta e cartone, plastiche, RAEE, tessili e il decreto di approvazione del Piano operativo per il sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione, che ha tra le applicazioni previste anche la prevenzione dello smaltimento illegale dei rifiuti (vedi ES 30/0/2021). 

Piano per la transizione ecologica (vedi ES 7/9/2021)

A partire dalle linee già individuate dal PNRR, il Piano per la transizione ecologica, disciplinato dall’articolo 57 bis del decreto legislativo 152/2006 (Codice dell’ambiente) e trasmesso lo scorso 6 settembre a Senato e Camera per l’esame consultivo, delinea le strategie ambientali fino al completo raggiungimento degli obiettivi al 2050. Nella prima parte il Piano presenta la cornice legislativa europea e nazionale nella quale trovano fondamento i macro-obiettivi da perseguire nei prossimi 30 anni e le leve economiche e politiche per rendere possibile la transizione, rispondendo ai pilastri del green deal europeo: azzerare entro metà secolo le emissioni di gas serra per stabilizzare il pianeta entro i limiti di sicurezza dettati dagli Accordi di Parigi; rivoluzionare la mobilità fino alla sua completa sostenibilità climatica e ambientale; minimizzare per la stessa data inquinamenti e contaminazioni di aria, acqua e suolo; contrastare i fenomeni di dissesto idrogeologico, di spreco delle risorse idriche e l’erosione della biodiversità terrestre e marina con politiche di adattamento; disegnare la rotta verso una economia circolare a rifiuti zero e un’agricoltura sana e sostenibile.

Uso efficiente delle risorse idriche

Per una corretta gestione delle risorse idriche, è necessario un framework normativo coordinato in grado di valorizzare appieno i possibili utilizzi delle acque trattate (depurazione o recupero). Sarà necessario: rivedere il quadro normativo unificando le diverse prescrizioni, requisiti e standard di qualità delle acque, rintracciabili in diversi testi e disposizioni di legge, in un unico provvedimento coordinato e di facile utilizzo per gli operatori; prevedere la possibilità un ampliamento delle tipologie di acque riutilizzabili per le diverse destinazioni d’uso, a prescindere dalla propria origine o produzione. Nel momento in cui vengono rispettate tutte le qualità chimico-fisiche e microbiologiche dell’acqua trattata, la sua origine non deve precludere alcun tipo di utilizzo che sia industriale, agricolo o civile.

Strategia nazionale sulle plastiche

Si rende necessario sviluppare, all’interno della strategia nazionale sull’economia circolare, un focus specifico sulle plastiche che consenta di: fornire un inquadramento del contesto europeo e nazionale (in termini di produzione, utilizzo, gestione dei rifiuti, filiere produttive, quadro normativo di riferimento); definire obiettivi strategici(innovazione di processo ed ecodesign, strumenti di prevenzione della produzione dei rifiuti, sviluppo della raccolta, calcolo degli obiettivi di riciclo); sviluppare tecnologie di riciclo delle plastiche (riciclo meccanico, riciclo chimico, compostaggio e bioplastiche); sviluppare strumenti finanziari e non finanziari per il sostegno delle filiere circolari (Responsabilità estesa del produttore, fiscalità e incentivi); definire obiettivi, indicatori, strumenti e governance per il monitoraggio degli obiettivi e degli indicatori. 

Programma nazionale per la gestione dei rifiuti

Gli obiettivi generali del Programma nazionale di gestione dei rifiuti, nel rispetto delle finalità, dei principi e dei criteri di priorità definiti rispettivamente dagli articoli 177, 178 e 179 del Codice dell’ambiente, sono i seguenti: raggiungere i massimi livelli di preparazione al riutilizzo, al riciclo e al recupero dei rifiuti; adeguare la rete di impianti necessari per la gestione integrata dei rifiuti garantendo le capacità necessarie per raggiungere gli obiettivi e, di conseguenza, minimizzando lo smaltimento finale come opzione definitiva e residua; stabilire un adeguato monitoraggio dell’attuazione del Programma per consentire la costante verifica del rispetto degli obiettivi e l’eventuale necessità di adottare strumenti correttivi; impedire l’apertura di nuove procedure di infrazione nei confronti della Repubblica italianaper mancata attuazione delle normative europee sulla pianificazione del ciclo dei rifiuti. Il programma nazionale mira a colmare le lacune di gestione dei rifiuti in materia di capacità degli impianti e standard qualitativi esistenti tra le diverse regioni e aree del territorio nazionale, con l’obiettivo di recuperare i ritardi, migliorando la performance nazionale, per raggiungere gli obiettivi attuali e nuovi previsti dalla normativa europea e nazionale. Saranno incluse azioni specifiche per affrontare la bassa raccolta dei rifiuti e scoraggiare le discariche. 

Misure di circolarità per le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche

La gestione del flusso di rifiuti da AEE (RAEE), a livello globale, è molto carente: i RAEE rappresentano il flusso di rifiuti in più rapida crescita nel mondo, ma solo il 17,4% è riciclato in modo appropriato. Nei RAEE, inoltre, sono presenti fino a 69 elementi della tavola periodica, compresi metalli preziosi (oro, argento, rame, platino), materie prime critiche (cobalto, palladio, indio, germanio, bismuto 36 e antimonio) e metalli non critici, come alluminio e ferro. Queste materie prime sono molto richieste e un loro recupero e riciclo potrebbe, da un lato, ridurre per molti Paesi la dipendenza dalla fornitura estera e, dall’altro, abbattere le emissioni di gas serra. 

Le emissioni del settore AEE potrebbero diminuire del 43% se le nuove apparecchiature venissero prodotte con alto contenuto di materiali riciclati, fino a superare il 50% se aumentasse il loro riutilizzo. Per ottenere queste riduzioni è necessaria l’implementazione di strategie appropriate volte, ad esempio, a: migliorare la progettazione delle AEE per facilitare il riutilizzo e il riciclaggio dei diversi componenti; supportare e sviluppare il riutilizzo e la riparazione delle AEE; superare le barriere tecniche o economiche per l’integrazione di materiale riciclato nei nuovi prodotti. 

Responsabilità estesa del produttore

La responsabilità estesa del produttore (o EPR, Extended Producer Responsibility) è una strategia di tutela ambientale adottata a livello UE, per favorire la raccolta, il recupero e il riciclo di alcune tipologie di prodotti, attraverso la responsabilizzazione di coloro che sullo specifico prodotto sviluppano un business aziendale. La finalità dell’EPR è quella di spingere i produttori ad applicare strategie di ecodesign durante la fase di progettazione del prodotto per prevenire la formazione del rifiuto e favorire il riciclo e il reinserimento dei materiali nei mercati di sbocco. Ai produttori spetta, infatti, la responsabilità finanziaria o quella finanziaria e operativa della gestione della fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa un rifiuto, incluse le operazioni di raccolta differenziata, di cernita e di trattamento. L’obbligo può comprendere anche la responsabilità organizzativa e la responsabilità di contribuire alla prevenzione dei rifiuti e alla riutilizzabilità e riciclabilità dei prodotti.